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Mai più spose bambine

47 anni lui, 10 anni lei oggi sposi. La provocazione di Amnesty International.

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Nella suggestiva cornice del Pantheon di Roma, Giorgia e Paolo oggi sposi. Lei 10 anni, lui 47.

Non è avvenuto davvero, almeno non qui.

Secondo le stime del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa), si contano 13,5 milioni di casi di adolescenti costrette a sposarsi con uomini molto più vecchi di loro. Maghreb, Marocco, Algeria la lista di quadri legislativi lacunosi che non tutelano adeguatamente le donne ed i loro diritti è davvero lunga.
In Giordania, Siria, Asia meridionale essere sposate prima dei 18 anni è una pratica molto comune , così come in Iran, dove l'età legale per il matrimonio per le ragazze è di 13 anni. Nelle zone rurali del Burkina Faso, alcune ragazze hanno raccontato ad Amnesty International di essere state costrette a sposarsi a 11 anni ed in Yemen sono stati registrati addirittura casi che coinvolgono bambine di 8 anni.
Secondo i dati dell'Unicef, il Bangladesh è il paese al mondo con il più alto tasso di matrimoni di bambine al di sotto dei 15 anni. In Afghanistan, uno studio condotto dal ministero degli Affari femminili nel 2004 ha rilevato che il 57% delle donne intervistate era stato dato in sposa prima dei 16 anni, alcune anche a soli 9 anni. "Mi faceva cose cattive e non avevo idea di cosa fosse un matrimonio. Correvo da una stanza all'altra per sfuggire ma alla fine lui mi trovava e continuava a fare quello che voleva. Ho pianto così tanto, ma nessuno mi ascoltava. Un giorno sono scappata e lui è andato in tribunale a raccontarlo. Ogni volta che volevo giocare in cortile mi picchiava e mi chiedeva di andare in camera da letto con lui.” Così racconta allo Yemen Times, Nojoud Mohammed Ali Nasser che oggi ha 15 anni ma aveva appena 8 anni quando fu data in sposa dal padre a un uomo di 30 anni, nel febbraio del 2008. Suo marito l’ha sottoposta a violenza fisica e sessuale e la sua famiglia si è rifiutata di aiutarla. È riuscita a scappare e si è rivolta a un tribunale della capitale Sana'a. Grazie all’avvocato Shaza Nasser, che l’ha rappresentata, ha ottenuto il divorzio. “Avevo 13 anni. La mia famiglia ha deciso di darmi in sposa a un uomo, ho rifiutato e sono scappata. Hanno mandato degli uomini a inseguirmi. Mi hanno presa, mi hanno legato mani e piedi e gettato in una stanza, dove c’era quell’uomo. Mi ha picchiato sin dall’inizio. I suoi familiari dicevano che ero disabile e quindi non dovevo lamentarmi. Quell’uomo mi picchia, mi prende a schiaffi e a calci, mi stringe la gola. Quando scappo e mi rifugio a casa, mia zia mi rimanda da lui perché sono disabile” Hannan, Somalia. “Ero contraria al matrimonio e ho pianto. Lui [il padre] mi ha picchiato tanto. Dovevo sposarmi. Lui era mio cugino. Dopo due mesi che vivevo con lui, ha iniziato a picchiarmi. Sono scappata da mio padre che mi ha rimandato da lui. Dopo un mese, ha ripreso a picchiarmi. Sono scappata a Teheran e ho chiesto aiuto alla polizia” Mahmuda, Iran. Aveva 14 anni quando è stata costretta a sposarsi. Suo padre ha ricevuto 2 milioni di rial (circa 220 euro) dal futuro marito.

37mila bambine alle quali ogni giorno viene negata l’infanzia. Isolate, abbandonate da famiglia e amici e private di qualsiasi altra forma di sostegno, che perdono la libertà e subiscono violenze e abusi rimanendo spesso incinte poco dopo il matrimonio.

Giorgia, per fortuna, è solo una giovanissima attrice che per un giorno ha interpretato il ruolo delle troppe coetanee che nel mondo sono costrette a sposarsi. Nelle vesti dello sposo e dell’officiante, rispettivamente il direttore di Amnesty International Italia, Gianni Ruffini e Riccardo Noury il portavoce.

Come riporta VITA, con la campagna Mai più spose bambine Amnesty International Italia intende sensibilizzare l’opinione pubblica su questo fenomeno che si radica nella povertà, nella discriminazione e nell’arretratezza culturale; incrementare l’attenzione dei governi nei paesi in cui è presente questa pratica affinché sia bandita; favorire l’avvio di indagini imparziali, tempestive ed esaurienti su ogni denuncia di violazione dei diritti umani basata sulla discriminazione; contribuire a far sì che le bambine non subiscano decisioni riguardanti il loro corpo che siano causa di violazioni dei diritti umani e vivano la propria vita senza interferenze da parte di altri.

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